Karl Heinrich Ulrichs [1825 – 1895], è uno fra i primissimi militanti del movimento di liberazione omosessuale della storia umana.
Nel 1862 Ulrichs svela alla famiglia e agli amici la propria sessualità, usando il termine “uranista”.
Nei suoi saggi Ulrichs sostiene il carattere naturale e biologico dell’uranismo, da lui teorizzato come un vero e proprio “terzo sesso” tra il maschile e il femminile, e propone un complesso sistema di classificazione che include lesbiche (urningine) e bisessuali (urningi-dioningi), ma anche tante altre varianti e sfumature con altrettanti improbabili neologismi. Il termine “uranista” riprende il mito di Afrodite Urania (nata dal dio Urano), indicata nel Simposio di Platone come la dea che protegge gli amori omosessuali. Ulrichs si muove per l’intera Germania scrivendo e pubblicando spesso in conflitto con la legge per le proprie parole.
Nel settembre 1865 abbozza le regole di adesione alla prima associazione per i diritti delle persone omosessuali della storia, l’Unione degli Uranisti, che probabilmente non verrà mai alla luce concretamente.
Nel 1867 Berlino impone il Paragrafo 175 contro gli omosessuali, e Ulrichs fa una cosa straordinaria: come magistrato di Hildesheim partecipa ad un congresso di fronte a cinquecento giuristi e avvocati e difende apertamente l’eguaglianza legale degli omosessuali contro la legge liberticida. Le sue richieste vengono zittite dalle grida indignate dei presenti. E’ il 29 agosto 1867. Dopo quell’evento Ulrichs è costretto a trasferirsi a Stoccarda.
Nel 1869 lo scrittore Karl-Maria Kertbeny conia il termine “omosessuale”, che per varie ragioni storiche e linguistiche soppianta presto il termine “uranista” e la teoria del terzo sesso nella letteratura medico-scientifica. Nel 1880, dopo che il Paragrafo 175 è diventato legge in tutta la Germania ormai unificata, Ulrichs va in esilio in Italia. Muore nel 1895 a L’Aquila, dove ancora oggi avvengono commemorazioni da parte di gruppi LGBT.