Lydia, di Enrico Boesso
Lydia non amava affatto le mattine in
cui il CapoSezione la svegliava attraverso l'iMind per invitarla a
un'abbondante colazione e a presentarsi in ufficio per le nove. Lei è
una di quelle tecniche informatiche da telelavoro in mutande che
sbadigliano in videoconferenza anche col Capo.
Inoltre il messaggio sull'iMind era
arrivato durante un sogno mattutino piuttosto agitato in cui si erano
mescolate varie immagini angoscianti col faccione sorridente di Chang
che le diceva: “Svegliati Lydia! C'è bisogno di te in Ufficio alle
nove! Un'abbondante colazione e via, per il successo della Sezione
21!”. Lydia sapeva il perché degli incubi e immaginava pure perché
Chang la volesse in ufficio. Poi non sopportava l'espressione
“abbondante colazione”. Aveva smesso con il multivitamico
anfetaminizzato da quando aveva conosciuto Chiara. Chiara adorava le
cose naturali e l'aveva convinta a bere solo caffé autentico che
costava a Lydia un occhio della testa.
Lydia non amava il cibo bio, ma Chiara
ci teneva davvero a farle mangiare biologico e vegan: “La Vita è
importante” diceva “E' la cosa più bella che esista e
rispettarla è l'unico dovere sacro dellUmanità”. Lydia non
dubitava che “Vita” e “Umanità” fossero con la maiuscola
nelle parole di Chiara. Dire che Lydia non fosse quel genere di
ragazza è riduttivo: ma l'amore ci fa fare cose che prima di
conoscerlo non avremmo mai immaginato. Lei era ancora una ragazzina,
forse la più giovane della Sezione 21: probabilmente la tecnica
migliore dell'Ufficio, il ché le permetteva un grado di informalità
sconosciuto ad altri colleghi: non abbastanza per ignorare una
chiamata da Chang, ovviamente. Aveva solo quarantaquattro anni, ma
era riuscita a prendere l'abilitazione già da tre anni e molte
Sezioni se l'erano contesa per la sua capacità di programmare in
DeepSoul in molto meno tempo rispetto a certi settantenni che ci si
spaccano la testa da decenni.
Ovviamente Chiara adora che il seno di
Lydia non abbia ancora subito nanochirurgia, sembra quasi che ogni
impercettibile perdita di tensione nel collagene di Lydia sia
salutata dalla sua amante con il suo solito entusiasmo naturalistico.
Il caffè autentico è
indiscutibilmente più amaro del multivitaminico, il sole fuori casa
è troppo splendente, la caffeina sembra troppo blanda e gli occhiali
scuri di Lydia sembrano troppo vintage in quell'estate mostruosa a
New Mestre.
“Dio Ozono!” Esclamò Lydia
uscendo. Impostò l'iMind su “frescura” e si diresse a piedi
verso l'Ufficio della Sezione 21; avrebbe voluto settarlo
anche su “scarsa luminosità”, ma preferiva gli occhiali scuri,
altrimenti la sera avrebbe avuto gli occhi troppo gonfi. La Sezione
21 era un piccolo capolavoro architettonico: un grattacielo di
specchi interamente costruito sull'antico templio cristiano dedicato
a Sant'Antonio da Padova che ne occupava i primi piani, incapsulato
nel FixiGlass. In tre anni era la quarta volta che Lydia entrava nel
suo luogo di lavoro ed era sempre stato spiacevole. Il colloquio per
l'assunzione con Chang era semplicemente stato “meno spiacevole”
fra quelli che aveva avuto con gli altri Capi Sezione. Chang
Batorwsky Boldrin era meno orribile di molti suoi pari grado, ma
rimaneva un Sezionista fanatico e una faccia di **** senza speranza.
Un breve messaggio preregistrato di censura informò Lydia che non
era opportuno fare simili pensieri sui suoi superiori.
“La tua produttività è sotto del
26% rispetto all'ultimo mese, Tecnica Lydia Capuzzo Hussein; la
Sezione 21 vuole aiutarla per riottenere i suoi livelli produttivi
originari”. Chang sorrideva e sorrideva anche il suo segretario
sintetico e pure qualche collega più anziano che voleva che venisse
messa in riga la ragazzina neo-assunta.
“Ho dei problemi personali” rispose
senza espressione Lydia di fronte al tavolo nero di beckelite del
penultimo piano, dove Chang la fissava sorridendo. “Stimo di
risolverli stasera tra le 20 e 30 e le 22” Lydia non voleva che il
Capo dicesse “Hai il supporto della Sezione” né “C'è qualcosa
che possiamo fare per aiutarti?” e neppure “Noi crediamo in te e
sappiamo che te la caverai egregiamente”. Ovviamente il
CapoSezione le diede proprio una di quelle tre risposte e Lydia annuì
con la testa, ringraziò, chiese se c'era dell'altro e - reinforcati
gli occhiali scuri – uscì dal Saint Anthony Palace della Sezione
21 diretta a OverRail.
Chiara viveva in una zona chiamata
OverRail, anche se ormai la ferrovia era stata interrata da
trent'anni e il vecchio palazzo della stazione era la sede della
Sezione 19 e dei Corpi Speciali: nulla a che vedere col prestigio del
Saint Anthony Palace, ma OverRail non era certo noto per l'eleganza
dell'architettura. Sembrava un enorme astronave sospesa a sessanta
metri al suolo, essendo completamente coperto da un pannello solare
di 12 kilometri di diametro, sostenuto da tre pilastri. Uno di questi
era lo Station Palace della Sezione 19, difeso da possibili attacchi
terroristici dai Corpi Speciali che lì avevano la loro base
operativa. Lydia raggiunse l'ingresso di OverRail guidando un cabinet
biposto, bianco come il suo impermeabile. Disattivò il senso di
freschezza che l'aveva accompagnata fino lì e impostò l'impressione
di stare indossando vestiti asciutti, visto che il sudore glieli
aveva infradiciati. A OverRail la temperatura è anche di venti gradi
più bassa, a causa dell'ombra perenne in cui era immersa. Si tolse
gli occhiali scuri, parcheggiò il cabinet col suo pass davanti a
Station Palace e superò le guardie entrando nella tenebra
azzurognola del quartiere.
Chiara viveva lì perché gli Overs
fanno poche domande e né la sua relazione né la sua attività
volevano troppa pubblicità. Chiara raschiava e
questo era ritenuto da alcuni immorale e da tutti illegale: si
occupava di eliminare microchip inseriti nel corpo dei suoi clienti e
a crackare alcuni iMind pieni di spam corporativi, di virus
governativi o viceversa. Le motivazioni di Chiara erano evidentemente
politiche: “Mi occupo di rendere più umane le persone” oppure
“Il libero arbitrio è importante” erano le sue frasi preferite.
Lydia non sorrideva più di questi concetti così estremisti,
conosceva le motivazioni di Chiara: non era forse per quello che si
amavano?
Inoltre
raschiare era
un'attività piuttosto redditizia e visto il difficile futuro che
avevano davanti a loro qualche milione di yuan in più avrebbe fatto
sicuramente comodo.
Lydia
entrò nello studio di Chiara mentre lei era intenta a ripulire un
adolescente spaventatissimo dal suo parental control
“Almeno per questo sabato”
ripeteva come un mantra.
Lydia aspettò
pazientemente come un qualsiasi cliente e poi sorrise a Chiara: “Ho
bisogno di una doccia, probabilmente”.
La nudità di
Lydia riempiva Chiara sempre di un enorme stupore. Come se non le
bastasse la memoria per contenere la vista di un simile miracolo di
pelle e curve e Lydia adorava quel suo sguardo ammirato come di un
bambino che su un'isola cerchi di fissare in una volta sola
l'orizzonte circolare sull'oceano. Passarono il pomeriggio facendo
l'amore: in un modo così aspro e forte che Chiara si sorprese. “Cosa
c'è?” Le chiese alla fine. Lydia fissava il soffitto spoglio:
“Stasera voglio farti conoscere ai miei genitori e dire loro che ti
amo”. “Ne sei sicura?” Chiese Chiara accarezzandole i capelli
castani. “Sì, non posso davvero più mentire”. Chiara sorrise
“Il Libero arbitrio è importante” Aggiunse prima di baciarla: e
sembrò che tra loro fosse tornata una dolcezza più grande.
Il rosso del
tramonto oltre il pannello contrastava con l'azzurrino a basso
consumo di OverRail e in quella atmosfera purpurea tra il naturale e
l'artificiale scintillavano le uniformi nere e lucide dei Corpi
Speciali. Lydia venne subito riconosciuta grazie all'ologlifo della
Sezione 21. “E' con te?” chiese un capitano indicando Chiara. Era
normale che i controlli fossero più frequenti in uscita
da OverRail. “Sì”
rispose l'informatica “Fatemi prendere il cabinet, me ne devo
andare”. Salirono sul biposto senza prestare la solita attenzione a
non sfiorarsi nemmeno: Lydia immaginò dietro il casco del capitano
un'espressione mista di curiosità e disprezzo.
La famiglia Capuzzo
Hussein viveva a Garden Town, non molto distante dalla Sezione 21 e
attendeva la figlia per cena. Da quando era morto Tomàs – il
fratello di Lydia - era diventato un appuntamento molto più
frequente che in passato, appuntamento a cui lei si era sempre
presentata da sola giustificando implicitamente il suo persistente
stato di single con la passione per il lavoro. L'annuncio che si
sarebbe presentata con un ospite era stato quindi salutato con un
certo entusiasmo da parte di sua madre. Il cabinet venne impostato
sulla massima puntualità e si fermò silenzioso davanti alla porta
della vecchia casa. Lydia avvertì i genitori del suo arrivo con un
breve messaggio vocale.
“Entra! Che bello
che sei arrivata così puntuale!” Samantha sembrava radiosa, Lydia
e Chiara entrarono insieme “Qualcosa col curry...” pensò Lydia.
Suo padre – come sempre, dopo la morte di Tomàs, era impegnato in
qualche gioco 4D – e si sconnesse quando la figlia varcò la
soglia. “L'ospite che ci avevi anticipato non viene?” Chiese la
madre un po' ansiosa. “E' lei l'ospite, mamma” indicando Chiara
con la mano. Chiara sorrise incrociando il suo sguardo con quello del
padre. “Si chiama Chiara ed è la mia ragazza”. Andrea contrasse
le mandibole. “L'ospite...?” ripetè
la madre che si
sforzava di non capire. Suo padre fece un passo in avanti: “Ci stai
prendendo in giro, vero?” Lydia inspirò profondamente dal naso:
“No, non vi prendo in giro. Lei è la mia ragazza e intendiamo
andare a vivere insieme.” Samantha esplose debolmente in una
risatina isterica: “Sarà un gioco” sibilò frettolosamente alla
fine. “Non sei una bambina” Aggiunse il padre “E dovresti
pensare al tuo futuro in modo serio. Non credo che alla Sezione 21
non conosciate il Protocollo Demetra... o pensi di lasciare il
lavoro?” A Lydia tremavano i polsi: “A Chang non interessa...”
Sua madre
reimpostava la cena picchiando sui tasti della parete: “Non è
naturale!” esclamò. A quella parola Chiara ebbe un fremito: voleva
dire qualcosa sulla Natura, ma lo sguardo socchiuso di Andrea la
convinse a trattenersi. “E' meglio se ci riflettete un po' da soli,
torno quando avrete un atteggiamento più razionale.” Così dicendo
Lydia lasciò la vecchia casa di Garden City.
Lydia non confidava
molto nella razionalistà dei suoi genitori. Era però una donna
adulta e la sua scelta era ormai definitiva. Chiara le teneva il
braccio mentre il cabinet ronzava impercettibile sulla strada del
ritorno per OverRail. Lydia aveva già deciso di non piangere e non
l'avrebbe fatto. Chiara diede il cibo liofilizzato ai pesci del suo
aquario e Lydia si sedette sul letto: “La reazione dei miei non
cambierà le cose, voglio vivere con te e basta”. Chiara sorrideva
e si avvicinò accarezzandole i capelli. Lydia la fissò con
dolcezza: “Perché io ti amo, ti amo davvero”.
Chiara si sedette
vicino a lei: “Anch'io ti amo”. Lydia strinse forte gli occhi per
non piangere: “Insieme ce la possiamo fare”. “Anch'io ti amo”
rispose l'altra. A Lydia venne da ridere: “Sì, lo so e fai bene!
Sono una ragazza fantastica!”. Si udì un breve ronzio nella
stanza: “Anch'io ti amo” ripetè Chiara. Lydia l'abbracciò e
sfiorò un piccolo sensore dietro l'orecchio dell'amata:
“Lydia Capuzzo
Hussein, Sezione 21: modalità comando vocale: reimpostazione
funzioni linguistiche primarie del modello K-R-A. Installazione
ultimo backup cognitivo. Codice sviluppatrice: tau due cinque alfa.”
Chiara ebbe un breve fremito: “Anch'io ti amo” disse ancora una
volta. “Lo so, amore” le rispose Lydia sorridendo “Qualunque
cosa pensi la gente di noi, quello che conta è il libero arbitrio”.
Punteggio finale: 37,25