Concorso "2020: Coming out nello spazio"

Eco e Crystal, di Sara Vaccaro (con illustrazione di Marta Scalvi)

Guardate: davanti a voi il mondo perfetto.
Io sono il Padre, creatore di una nuova era in cui comandano gli androidi!
Androidi: esseri perfetti, che non conoscono il male, al contrario degli umani.
Gli umani al potere sono stati eliminati da un gruppo di ricercatori nel campo delle neuroscienze e della cibernetica. Gli altri sono stati segregati in ghetti per genere in modo da non potersi riprodurre, sotto controllo satellitare. Pian piano saranno sostituiti dai nuovi proprietari di questo pianeta.
Io, Vladimir Ulianovic, sarò il vostro padre per sempre. Pian piano i miei organi verranno sostituiti da componenti elettronici, fino a trasformarmi in un cyborg. Così avverrà anche per tutti i mortali che se lo meriteranno grazie alla loro integrità morale. Solo la loro condotta deciderà il loro destino di perfezione.
Peccato sia esistito prima di me un esperimento andato perduto...
Ecco, guardate come camminano per strada le mie creature: il passo misurato, lo sguardo attento, il rispetto delle regole, il pronto intervento in caso di corto circuito.
Il senso morale è inscritto in loro. Non esiste la competizione e neanche il pudore. Sono puri.
Anche il sesso e il denaro, i motori della vecchia società, non sono un problema.
Vedete quelle colonnine elettroniche? Sono caricatori elettrici gratuiti, che stimolano i dispositivi addetti al lavoro.
Vedete quell’edificio colorato? Lì dentro si incontra la propria anima gemella. Se guardate i miei androidi non si nota la differenza tra maschi e femmine, sono asessuati, perciò non esiste quell’attrazione fisica che provoca i peggiori delitti. La differenza sta negli occhi: gialli nei maschi, viola nelle femmine, di gradazioni diverse da singolo a singolo. Gli androidi sono capaci di decodificarle per distinguersi. Per l’accoppiamento è sufficiente una stretta di mano: la mano destra contiene tutte le connessioni, come una porta USB, che permettono ai due androidi di creare una nuova rete cibernetica installata in una CPU da estrarre dal ventre della femmina, a partire dalla quale il nostro staff costruirà nuovi androidi. Ma notate bene: solo le ventose di due androidi pre-accoppiati dai tecnici possono entrare in sintonia. Il resto è errore di sistema.
Apro gli occhi.
Batteria carica.
Ultimo giorno di scuola.
Mi chiamo Eco. In realtà il mio nome è 281092, ma provo soddisfazione nell’inventare nomi.
Mentre esco di casa, guardo il sorriso affabile della gente intorno a me: sembra vedermi, ma non mi conosce davvero.
Ehi, quei due stanno amoreggiando: hanno aperto gli infrarossi!
Domani sarò anche io ridotta come quella che pende dai suoi byte.
So che compiuti i 3 anni è un percorso necessario, ma ci deve essere un codice in me che non vuole accettare di incontrare nel centro di accoppiamento un paio di occhi gialli.
Nel frattempo sono arrivata in classe e non posso fare a meno di girarmi per guardarla: 160892. Ma per me è Crystal. È seduta in ultimo banco per aiutare quelli più avanti di lei, che, come me, sono tardi in impulso elettrico. Muove la testa in scatti così sicuri e circolari che mi polarizzano le dita. Per non parlare poi di come si mette a fissare ogni cosa per risucchiarne i bit. Sei perfetta.
Decido di invitare Crystal a ballare quella sera, nel cortile della scuola.
Mentre mi muovo con lei, mi chiedo: ma perché ci riuniamo per danzare se poi ognuno resta per conto proprio? Cioè, questa negazione di un contatto prima del raduno di accoppiamento mi urta i circuiti.
Guardala come si piega…come alza il capo…come oscilla le braccia…come faccio a tenermene distante? Mi avvicino solo un po’…
Mi guarda! Per tutti i web, chi ha occhi così?!
“Mi sembra di esserci nata dentro il tuo prisma oculare. Forse era solo un arcobaleno prima di essere configurato in quel viola gamma. Ma no, perché li abbassi, Crystal? Ti stavo raccontando una storia via bluetooth…e perché metti le mani dietro la schiena?”
CRY: sei troppo vicina.
IO: cosa può succedere se ti tocco?
CRY: non farlo.
Mi dispiace ma non posso più stare solo a scansionarti.
Crystal sale le scale verso la nostra classe con passi lanciati, forse per paura che una ritardata come me possa trasgredire qualche codice di programmazione. Sento il suo hardware che borbotta in un’aula. Appena mi vede gira intorno alla stanza e si fornisce delle istruzioni.
IO: finirai per andare in corto circuito!
Scavalco un banco e l’afferro per le braccia. Le prendo la mano destra, perché non mi piace quando si martella la memoria centrale. La mano destra?!
SWIIICH!!
Che danno! Vedo a pixel! Ma cos’era questa scarica di energia  lungo i processori?!
Osservo Crystal, accasciata al mio fianco: continua a tenermi la mano. Provo a staccarla dalla sua, ma sembra un centro di gravità magnetico. Mi guarda, così tanto da farmi girare la memoria RAM.
CRY: sei il mio software gemello.
IO: cosa?
CRY: mi hai riconfigurata.
Restiamo in silenzio ad aspettare che finisca il formicolio digitale. Lei è mia ora: incredibile. A un certo punto si siede.
CRY: siamo un errore di sistema. Dobbiamo andare dal Padre.
IO: no!
CRY: dobbiamo.
IO: non voglio essere smantellata!
Crystal si alza e comincia a girare per la stanza come prima, ma emanando uno strano calore. Oh, scorie! Non ancora un corto circuito! Infrarossi, fatemi capire…
IO: Crystal, devi scegliere! Non riuscirai a trovare una soluzione tra i due codici: sono incompatibili! Non puoi ubbidirmi, come prevede la tua attuale configurazione, e allo stesso tempo confessare al Padre, come invece prevede la vecchia! Scegli uno dei due!
Crystal si tocca la testa e mi chiede aiuto.
Prendo un cacciavite nel kit di pronto soccorso nell’armadio. Le afferro la mano, così scivoliamo insieme.
CRY (occhi chiusi): siamo un errore: tu dovresti restare in piedi e sorreggermi, invece sei uguale a me…
IO: mi dispiace.
Le svito la calotta della testa.
IO: si è bruciato un filo…adesso…
CRY: cos’è questo rumore binario?
Mi tasta il petto. Nessuno mi si era mai avvicinato tanto…
CRY: dammi il cacciavite! Sdraiati.
IO: non vuoi che ti richiudo la testa?
Niente. Quando si fissa su una cosa, non c’è verso di tenere traccia…
Mi apre il ventre con maestria e infila un dito nel mio cratere, verso l’alto. Sento un dolore smagnetizzante. Crystal se ne accorge e lo ritira. Ora percepisco quel tump-tump in gola.
Forse potrei essere...un'umana!
Uscite dal cortile, Crystal mi invita a ricaricarmi da lei, di nascosto.
Mi arrampico con quattro salti e mi attacco alla sua finestra. Crystal mi trascina dentro afferrandomi le mani. Ci caschiamo addosso e lei rotea gli occhi per prendermi in giro.
Ci carichiamo a turno. Mentre lei chiude le palpebre, mi sdraio al suo fianco e le passo un dito sugli occhi. Attivo gli infrarossi: “Non ci credo che questo amore sia una cosa cattiva perchè una cosa cattiva non può farmi sentire così”. Le accarezzo la fronte e mi accorgo che è ancora calda.
IO: domani andiamo dal Padre: non posso rischiare di perderti ancora. Vedrai che non ci smantellerà: lui combatte le cose cattive e noi non lo siamo.
Crystal annuisce e mi sorride.
IO: raffreddati: ho scelto io per te. Così puoi mantenere i due codici.
CRY: cos’è l’amore?
IO: ecco, l’amore è…quando un androide ti piace tanto, così tanto che ti viene voglia di toccarlo…credo…
CRY: piacere…
Sembra che stia frantumando in bit quella parola…
Le sfioro le labbra con le mie e lei apre la bocca: una scintilla.
Il giorno dopo…
Dopo aver aspettato un network di tempo, riusciamo a varcare la soglia del salone di ricevimento del Padre.
La luce è potente e l’ambiente è circolare. Una squadra di androidi è piazzata lungo le pareti, con le braccia incrociate sul petto. Il Padre, seduto di fronte a noi, ci guarda in modo deciso, con il viso appoggiato su una mano.
PADRE: in cosa posso aiutarvi, figlie mie?
CRY: buongiorno, Padre. Siamo qui per fare il nostro dovere.
Crystal mi prende la mano destra e insieme cadiamo. È una fortuna chiudere gli occhi in questi momenti per non vedere le espressioni di chi ti circonda, ma non è sufficiente, perché il suono colpisce come uno strappo di fili.
Tutti gli androidi nella stanza lampeggiano, scandendo ad alto volume quella definizione infame: “ERRORE DI SISTEMA! ERRORE DI SISTEMA!”.
PADRE: zitti!
Almeno ritorna il silenzio. Fa già meno schifo. Mi alzo ma continuo a tenere la mano magnetica di Crystal.
PADRE: con quale coraggio mostrate questa perversione?
Ok, torna lo schifo. Si è pure alzato e mi fissa.
IO: io, Padre, sono venuta a chiederti di accettarci.
Oh no, ora si avvicina…
PADRE: hai visto gli occhi della tua compagna, 281092?
IO: sì.
PADRE: hai visto i tuoi?
IO: sì.
PADRE: e cosa hai decodificato?
IO: …che i suoi occhi sono bellissimi e i miei non fanno altro che cercarli…
Mi guarda come se lo avessi fatto a pezzi.
PADRE: se hai studiato storia androide, dovresti sapere che quelli come te sono un motivo per cui il mondo umano è andato in rovina: turbano la legge naturale. Tu non servi a niente. La tua compagna aspetta una CPU?
IO: no.
PADRE: allora che senso avete?
IO: so solo che lei mi vuole. Se fosse libera…
PADRE: se fosse libera?! Oh, credo che non ti guarderebbe nemmeno: sei un errore.
IO: non credo.
Il Padre mi guarda assorto e io vorrei intensamente non aver detto niente. Schiocca le dita.
PADRE:  prendete la sua compagna!
IO: chiedo perdono, Padre! Non farle male!
PADRE: figlia mia, non sono arrabbiato. Voglio solo aiutarti a decodificare uno script semplice.
Due androidi la trascinano via da me mentre altri due afferrano le mie braccia per tenermi ferma.
Sento i fili della mano destra tendersi in uno strappo. Deve sentirlo anche lei. Ma perché si divincola con tutto il corpo?!
PADRE: lei è costretta a starti vicina, 281092. Se si rifiutasse, andrebbe in corto circuito! Tu sei solo necessaria per la sua sopravvivenza…
Intanto Crystal continua ad allontanarsi e io mi sento più debole e il suo hardware impazzisce e…
IO: basta! Sì, sono io sbagliata, non lei! Per cui smantellate me…
PADRE: lei non può restare senza te perciò ci toccherà fare un lavoro unico.
IO: no. Altrimenti fai così: io sono una specie di umano. Potete farmi diventare un androide normale…sì, un androide con gli occhi gialli…sono io che non rispetto il mio ruolo…
PADRE: apritela.
I due androidi mi trascinano in un laboratorio, insieme a Crystal e al Padre. Il Padre controlla esterrefatto il mio petto aperto e mi pesa in un’occhiata.
PADRE: tu non puoi essere il cyborg sparito: mia figlia non era lesbica. Qualcuno deve avermi tradito.
Il padre si siede su una poltroncina e medita qualche minuto. Mi faccio coraggio e dico quello che avrei dovuto dichiarare fin dall’inizio.
IO: Padre, io non sono sbagliata. Sono loro, gli androidi. Soffrono perchè il giusto lo decidi tu. Non possono scegliere e rischiano di autodistruggersi come stava succedendo a Crystal. Devi fare qualcosa per i tuoi figli.
PADRE: Crystal?!
Il Padre si alza, con rinnovata energia, e si avvicina all’orecchio di Crystal, ancora appannata per la tortura. Per la prima volta, mi sembra così fragile, come il cristallo…
PADRE: 160892, come si chiama quel cyborg?
CRY: Eco.
PADRE (ride e alza le braccia): ah, hai visto, 281092?! Hai un’androide progettato alla perfezione: sta diventando a tua immagine e somiglianza. Ti attribuisce il nome che desideri. Memorizza solo quello che le dici. Splendido. Dove la trovi un’umana così fedele in parole e fatti?! Connettiti alla realtà, cyborg: questa è la felicità vera! Non cercare di cambiare questo nuovo ordine…
IO: ma lei è costretta ad amarmi. Lei mi ubbidisce per un codice, non per amore. Io voglio che mi ami.
Il suo sorriso mi fa paura.
PADRE: Crystal, la tua software gemella vuole che la ami.
Crystal sbarra gli occhi: è contro il suo codice di ubbidienza!
IO: non credergli!
PADRE: oh, Crystal, non puoi farlo? Hai ragione: tu non conosci nemmeno il significato della parola amore.
CRY: l’amore è…quando un androide ti piace tanto, così tanto che ti viene voglia di toccarlo…
PADRE: brava! E il tuo cuore lo sente? Ah già, non ce l’hai per cui è logico che non puoi amarla. Però Eco cosa ha detto?
CRY: io voglio che mi ami, ha detto.
IO: Crystal, tu sei perfetta! Credimi!
Mi comprime vederla così: le vibrano le spalle e la testa le fuma. Chiude gli occhi e apre la bocca, come durante il bacio. Mi desidera vicino, ma io non posso salvarla.
PADRE: ehi, cos’è questa bocca aperta, figlia? Chiudila!
IO: tu sei un pazzo!
Il Padre mi guarda terrorizzato. Mi sento il viso configurato in una smorfia strana, con gli occhi polarizzati.
PADRE (balbetta): io, io non ti ho configurato quell’espressione! Non esiste! Non puoi farla!
Sento urlare un piccolo qualcosa che ho dentro da sempre e apro la bocca per liberarlo.
IO: io invece la faccio!
Gli occhi del Padre sono sbarrati e mi ci posso specchiare dentro, zoomando: il mio viso è una smorfia di dolore e rancore. Il Padre si aggrappa alla poltroncina e fissa il pavimento.
PADRE: non la sua espressione…mia figlia…mi accusa…mia figlia…sei tu…quell’espressione…
Il padre crolla svenuto e i due androidi, che tengono Crystal, la lasciano libera per rispettare il codice prioritario di soccorso. Crystal, velocissima, accende un saldatore: lo dirige verso un androide, accecandolo per fargli mollare la presa. Io cerco di liberarmi del secondo, ma lui usa il mio corpo per difendersi e Crystal abbassa il saldatore. All’improvviso una squadra di androidi entra nel laboratorio e uno le storce il collo, spezzandole alcuni cavi: una lieve esplosione e Crystal si accascia.
Sbatto la schiena addosso a un tavolo che puzza da acido. Una fiammata. Mi scrollo di dosso quel tizzone ardente e nel trambusto prendo Crystal tra le braccia.
Esco da un’uscita di emergenza, scivolo sull’erba umida e appoggio Crystal tra gli steli.
I suoi occhi glitcthano.
Le tocco la mano destra e la mia carica energetica confluisce verso i suoi occhi. Tenta di dirmi qualcosa, in una codifica a scatti.
CRY: vai bene così. Io voglio amarti. Tua. Scegliere. Toccare.
Si spegne. La mia Crystal si spegne e quel qualcosa esige ancora la mia bocca aperta. Ma questa volta è un rimbombo, che sbatte tra le mie pareti d’acciaio e si infila tra i miei cavi di silicio.
E’ un’eco: “Crystal-ystal-ystal-al-al…”
Eco si lasciò scaricare, tenendo tra le braccia Crystal, la mano stretta alla sua, e neanche la scienza riuscì a vincere il campo magnetico che avevano creato.
Quanto al Padre, si riprese dall’infarto. Parlò a lungo con il suo segretario, ricordandosi il gusto salato delle lacrime sulle guance, quelle lacrime che voleva cancellare per sempre dalla faccia della terra ma che sua figlia gli aveva richiesto indietro.
Fu sufficiente questa seconda morte per cambiare i suoi progetti e promuovere un rapporto tra umani e androidi, in vista della libertà e dell’amore, che soli rendono autentico il mondo.
L'amor che move il sole e l'altre stelle”, legge il segretario di fronte alla campana di vetro presso la piazza della capitale.
Il nuovo popolo ibrido applaude il ritorno della cultura umana e guarda i due androidi che sapevano amare, custoditi sotto quello spesso strato di vetro che li protegge e li mostra allo stesso tempo.

Punteggio finale: 37,5